Il priapismo, spiega il Dottor Izzo, Urologo e Andrologo a Napoli, è un’urgenza andrologica definita come una persistente e involontaria erezione patologica del pene, di durata superiore alle 4 ore, non associata ad eccitazione o stimolazione sessuale. Se non è trattato in tempi utili, il priapismo può determinare, in casi rari, lesioni importanti ai tessuti del pene e portare alla disfunzione erettile, oltre a risultare un fastidioso ed imbarazzante problema per il paziente. E’, dunque, importante, che il paziente riesca a riconoscere i sintomi che sono causati da tale patologia e si rivolga ad un urologo in tempi rapidi, al fine di scongiurare le conseguenze gravi che possono scaturire dal mancato intervento professionale.

Il priapismo prende il nome da Priapo, divinità greca della potenza sessuale maschile.

Il meccanismo dell’erezione

Per capire bene il priapismo, è necessario conoscere come funziona l’erezione in condizioni normali. L’erezione è il risultato della vascolarizzazione del pene a seguito del rilassamento di alcuni muscoli che ne rendono agevole l’afflusso del sangue arterioso nei corpi cavernosi del pene, condotti spugnosi presenti nel pene che trattengono l’afflusso sanguigno in fase di erezione. Il rigonfiamento dei muscoli che consegue l’afflusso di sangue, infatti, comporta una compressione dei vasi sanguigni del pene e il sangue viene intrappolato all’interno dei corpi cavernosi. L’afflusso arterioso aumenta e diminuisce il deflusso venoso: ciò determina l’erezione. In fase di riposo, dopo l’eiaculazione, le arterie si restringono e si abbassa la pressione sui vasi sanguigni, comportando la detumescenza. Il priapismo consiste nel comportamento anomalo della detumescenza, risultato di un infortunio o di un danno al meccanismo che incorre nella riduzione naturale dell’erezione.

Prestazione clinica

Esistono diverse forme di priapismo, la cui causa può essere determinata da diversi fattori:

  1. priapismo ad alto flusso, o arterioso;
  2. priapismo a basso flusso, o ischemico;
  3. priapismo intermittente, o ricorrente.

Priapismo ad alto flusso (arterioso).

Consiste in un’erezione persistente, non massimale, causata da un alterato flusso arterioso nei corpi cavernosi del pene.

Cause. La causa è, nella stragrande maggioranza dei casi, traumatica (trauma penieno durante il rapporto sessuale o trauma perineale).

Sintomi. Le forme di priapismo arterioso sono quelle più rare e si manifestano generalmente attraverso i seguenti sintomi: l’asta del pene risulta eretta ma non rigida, può essere compressa e non provoca dolore acuto, ma comporta un aumento della temperatura del pene.

Priapismo a basso flusso (ischemico).

Si caratterizza da rigidità dei corpi cavernosi associati a ridotto o assente flusso arterioso.

Cause. La causa può essere di origine idiopatica ma, molto più frequentemente, può essere legata malattie ematologiche (leucemia, anemia a cellule falciformi, etc). Altre cause possono essere metaboliche (amiloidosi, la gotta), farmaci anticoagulanti (eparina), antipertensivi, antidepressivi, antipsicotici. Allarmante nei giovani il consumo di sostanze voluttuarie, oggi sempre più spesso causa di priapismo a basso flusso (marijuana, alcool, cocaina, crack, etc).

Sintomi. Le forme di priapismo ischemico sono quelle più frequenti e si manifestano attraverso sintomi comuni: l’asta del pene è particolarmente rigida e dolente, mentre il glande risulta generalmente morbido.

“Stuttering priapism”(ricorrente o intermittente).

E’ un’anomalia caratterizzata da ripetuti e dolorosi episodi di erezioni prolungate. Sono episodi che si autolimitano e che sono intervallati da periodi di detumescenza. Si presenta clinicamente in modo molto simile al priapismo ischemico ma, generalmente, gli episodi sono più brevi.

Come affrontare il priapismo

La prima cosa che il paziente deve fare è affidarsi ad una visita andrologica  e urologica accurata non appena riconosca la presenza di un’anomalia delle normali funzioni di erezione peniena. La tempestività della diagnosi da parte dell’andrologo/urologo è particolarmente importante in quanto determina la possibilità di risolvere pienamente l’urgenza patologica e recuperare totalmente le funzionalità genitale, senza incorrere in difficoltà nella sfera intima e sessuale.

Prestazione diagnostica

L’anamnesi, l’esame obiettivo locale, addominale e perineale può permettere di risalire alla causa del priapismo.

Le caratteristiche di tensione parziale di ossigeno e di anidride carbonica, insieme alla valutazione del pH, permettono, con un semplice emogas analisi del sangue prelevato dai corpi cavernosi,di orientare al diagnosi.

Fondamentale il ruolo dell’ eco-color-doppler penieno che permette di valutare le caratteristiche del flusso ematico all’interno dei corpi cavernosi del pene.

Prestazione terapeutica

La terapia del priapismo deve essere orientata dalla diagnosi; è quindi fondamentale risalire alla causa che può aver determinato il priapismo e differenziarne i diversi tipi.

Nel caso del priapismo ischemico, il tempo dalla comparsa dell’erezione persistente è fondamentale e l’approccio terapeutico deve essere tempestivo (entro le 4-6 ore).

La terapia può essere di tipo conservativo, può richiedere l’irrigazione dei corpi cavernosi con soluzione fisiologica e/o un’eventuale terapia intracavernosa con farmaci vasocostrittori. Nelle forme refrattarie può rendersi necessaria una terapia chirurgica che favorisca il deflusso del sangue e, quindi, la detumescenza del pene. In alcuni casi, quando il paziente giunge all’osservazione dell’andrologo dopo le 36 ore, può essere presa in considerazione l’ipotesi di impianto protesico in quanto il rischio di sviluppare una disfunzione erettile severa post priapismo è molto alta.

Nel caso del priapismo ad alto flusso, arterioso, il trattamento iniziale di tipo conservativo con l’apposizione di ghiaccio a livello perineale è il trattamento di scelta. Negli adulti può essere prescritta una terapia antiandrogena.

Può rendersi necessaria, dopo adeguato studio arteriografico, l’embolizzazione selettiva dei vasi arteriosi penieni.