La Chirurgia Robotica per tumore alla prostata – prostatectomia radicale Robot assistita rappresenta il trattamento più all’avanguardia per il trattamento chirurgico del tumore prostatico.

Per prostatectomia radicale si intende l’asportazione della prostata, delle vescicole seminali e la successiva anastomosi tra uretra e vescica. L’intervento, spiega il Dottor Izzo, Urologo e Andrologo a Napoli, può prevedere l’asportazione dei linfonodi loco regionali. L’aspettativa di vita superiore ai 10 anni e le condizioni generali rappresentano i principali fattori da tenere in considerazione nell’indicare al paziente tale intervento.

L’intervento, salvo controindicazioni, viene eseguito con la tecnica Robot-assistita. Il paziente viene adagiato supino sul letto operatorio e 32° di Trendelemburg.

Una volta completato il “Docking” del Robot chirurgico, il primo operatore manovra i bracci robotici dalla Console chirurgica . Il chirurgo al campo aiuta il I operatore attraverso la laparoscopia.

Terminato l’intervento, il paziente resterà ricoverato per un periodo di 3 notti.

Il paziente viene dimesso con il catetere vescicale a dimora che sarà rimosso previa cistografia dopo ulteriori 7-10 giorni (esame radiografico attraverso il quale è possibile verificare la corretta cicatrizzazione tra la vescica e l’uretra). Il drenaggio viene rimosso dopo circa 48 ore.

Le principali complicanze intraoperatorie  e perioperatorie sono (linee guida AURO)

  • emorragie con rischio di trasfusione del 4%
  • lesioni rettali, rischio 0,1-0,2%
  • lesioni al nervo otturatorio, rischio 0,1%
  • lesioni uretrali, rischio 0,1-4%
  • trombo embolie 0,7-2,6%
  • cardiovascolari 0,4-1,4%
  • infezioni della ferita 0,9-1,3%
  • linforrea e linfocele 0,6-2%
  • stenosi dell’anastomosi uretro-vescicale 0,6-32% dei casi

Le complicanze postoperatorie più frequenti sono rappresentate dall’incontinenza urinaria (che si recupera nel più del 96% dei casi, completamente, entro il primo anno e dalla disfunzione erettile.

Per la Disfunzione erettile molto importanti sono la capacità erettile del paziente prima dell’intervento, l’età del paziente e la possibilità di eseguire una chirurgia radicale nerve-sparing (ossia con risparmio dei nervi durante la prostatectomia).

Maggiore sarà l’età del paziente e peggiore la malattia e più raro risulterà la capacità di riprendere erezioni spontanee. Esiste una variazione notevole per quanto riguarda il recupero della funzione erettile. Controllando i dati in letteratura il rischio va dal 9-86%.

Cosa succede dopo l’intervento di prostatectomia?

Nella fase post-operatoria è tuttavia possibile seguire un percorso personalizzato di recupero della funzione sessuale attraverso l’ausilio di farmaci (per via orale o intracavernosa) in grado di ripristinare in una percentuale di casi le erezioni o ridurre i tempi di recupero.

In qui casi non responsivi alla terapia medica o nei pazienti giovani con vita sessuale pienamente attiva prima dell’intervento chirurgico è possibile indicare l’impianto di protesi del pene con piena restitutio ad integrum della funzione erettile e sessuale del paziente.