Il tumore della vescica rappresenta uno dei tumori di più frequente riscontro in ambito urologico, secondo soltanto al tumore della prostata. Il tasso d’incidenza, spiega il Dottor Izzo, Urologo e Andrologo a Napoli, mostra una netta predominanza nella razza bianca e nel sesso maschile con un rapporto uomo:donna di 3:1.

I fattori di rischio riconosciuti come più rilevanti nello sviluppo e nella progressione delle neoplasie dell’urotelio sono:

  • Fumo di sigaretta.
  • Esposizione occupazionale a sostanze chimiche: amine aromatiche in pittori, conciatori di cuoio, operai dell’industria metalmeccanica, etc.
  • Cistite cronica: secondaria a calcolosi vescicale o a cateterismo vescicale.
  • Cistite cronica da Schistosoma Hematobium, endemico in Egitto.
  • Abuso di analgesici come la fenacetina, che ha una struttura chimica simile a quella dei coloranti anilici.
  • Radioterapia pelvica e/o chemioterapia.
  • Rischio genetico.

La vescica

La vescica è un organo cavo dell’apparato escretore ed è posizionato nella parte bassa dell’addome. La sua funzione è raccogliere l’urina, il prodotto di scarto proveniente dalla filtrazione del sangue dai reni, per poi procedere alla secrezione dal corpo.  L’urina attraversa l’uretere nel passaggio dal rene alla vescica e prosegue nell’uretra per essere espulsa dall’organismo.

La protezione della vescica è data dagli strati di tessuto di cui è composta:

  • tessuto interno: detto anche tunica mucosa, è lo strato formato da cellule epiteliali che si estendono e contraggono in base allo stato di riempimento della vescica.
  • tessuto intermedio: è lo strato formato da tessuto muscolare ed è il responsabile della funzione di svuotamento della vescica.
  • tessuto esterno: è lo strato formato da tessuto grasso, fibroso e vasi sanguigni ed ha la funzione di rivestimento.

Tipologie di tumore della vescica

Il tumore della vescica interessa sostanzialmente il tessuto interno della vescica ed è la trasformazione delle cellule epiteliali in cellule tumorali. Il processo di alterazione del tessuto interno si riscontra con lo svilupparsi di un numero crescente ed immotivato di cellule sane inutili all’organismo oppure quando le cellule vecchie o danneggiate, anziché morire o essere sostituite da cellule sane come generalmente avviene, continuano a vivere. Il tumore nella vescica si forma quando un insieme di tali cellule si ammassa sul tessuto epiteliale e talvolta può staccarsi dalla postazione originaria ed andare in circolo, giungendo in altri organi vitali. Esistono essenzialmente due tipi di tumori della vescica:

  • il tumore benigno, che non mette in pericolo di vita il paziente e può essere curato o rimosso senza subire recidive o creare metastasi in altre parti del corpo;
  • il tumore maligno, che può mettere in pericolo di vita il paziente, può essere curato ma anche subire recidive e diffondersi in altre parti del corpo.

Il tumore della vescica che più di frequente si manifesta, con oltre il 90% dei casi, è il carcinoma a cellule transazionali. Tale carcinoma è caratterizzato da un incremento del numero di cellule epiteliali del tessuto interno con la formazione e aggregazione di escrescenze papillari o piatte e può andare in metastasi. Altri tipi di tumore della vescica meno frequenti sono il carcinoma a cellule squamose e l’adenocarcinoma. Il carcinoma a cellule squamose rappresenta circa il 5% dei casi di tumore alla vescica. Al microscopio si riconosce dalla struttura squamosa delle cellule, ammassate concentricamente con vari gradi di differenziazione. L’adenocarcinoma è classificato come tumore della vescica raro e può essere metastatico.

Prestazione Clinica

Il 95% dei tumori delle vie urinari sono di natura epiteliale ed origina dall’urotelio, epitelio che riveste le mucose delle vie urinarie dalle ampolle caliceali del rene all’uretra.

Nell’85% dei pazienti il sintomo d’esordio è l’ematuria macroscopica, ovvero sangue nelle urine. Tale ematuria può interessare solo parte della minzione o essere totale e accompagnarsi alla fuoriuscita di coaguli.

Tipicamente può avere un “rinforzo terminale” ovvero essere più intensa a fine minzione.

Nella stragrande maggioranza dei casi, l’ematuria compare a ciel sereno, senza essere accompagnata da sintomi disurici, altre volte, invece, può essere accompagnata da sintomi urinare di entità da lieve a moderata.

Nelle forme avanzate, in cui il tumore ha compresso gli orifizi ureterali, si può accompagnare dilatazione delle vie urinarie e compromissione della funzione renale.

Diangosi

In genere l’esame obiettivo non fornisce elementi indicativi, eccezion fatta per le lesioni localmente avanzate che possono, in alcuni casi, rendersi palpabili in sede sovrapubica.

Gli esami ematochimici di routine permettono di valutare le condizioni di base del paziente ed eventualmente lo stato di anemizzazione, se presente. Permettono di valutare indirettamente la funzione renale.

L’esame delle urine può mettere in evidenza un ematuria microscopica sospetta e permette, se associata a coltura, di porre una diagnosi differenziale in caso di  infezione delle vie urinarie (IVU).

La citologia urinaria su tre campioni può, attraverso il FISH test, evidenziare atipie citologiche sospette.

L’ecografia e l’ecocolordoppler dell’addome inferiore permette di studiare, a vescica repleta, le pareti detrusoriali  permettendo di identificare lesioni > 0.5 cm. Tuttavia, è importante tenere a mente i limiti della metodica che sono principalmente costituiti dall’incapacità di identificazione di lesioni piane o < a 0.5 cm e, soprattutto, non permette l’identificazione dei carcinomi in situ.

L’esame principe nella diagnosi del tumore vescicale è l’uretrocistocopia, esame endoscopico, mini invasivo, che permette la visualizzazione diretta della mucosa vescicale e permette quindi di valutare e descrivere macroscopicamente la lesione vescicale, se presente.

Terapia

 Grazie alla continua evoluzione tecnologica è possibile trattare tutte le forme di tumore vescicale non muscolo invasive, per via endoscopica trans uretrale. L’intervento di resezione vescicale endoscopica, TUR-B, ha uno scopo diagnostico, in quanto è seguito da esame istologico sul materiale resecato, ma anche stadiante, ovvero permette di verificare che la malattia sia o meno infiltrante il muscolo della vescica.

Infatti, in caso di malattia muscolo-invasiva, non è possibile conservare la vescica e può essere proposto l’intervento di cistectomia radicale.

Si tratta di una patologia complessa che richiede molto spesso l’entrata in gioco di un team multidisciplinare, costituito da oncologo, radioterapista e urologo al fine di definire il più corretto iter diagnostico terapeutico.