Si definisce come la perdita involontaria di urine ed è una condizione che può coinvolgere il 20-30 % delle donne di 40 anni, il 30-50 % delle donne di 60 anni, fino ad arrivare al 30-60 % delle donne di età maggiore ai 60 anni.

I fattori di rischio maggiormente chiamati in causa sono l’età, la gravidanza e il parto (specie nelle donne pluripare), la menopausa, interventi chirurgici, in particolare l’asportazione dell’utero e interventi sull’intestino, l’obesità, i disturbi minzionali, la ridotta motilità, il disorientamento mentale, malattie metaboliche (diabete mellito), neurologiche, traumi. Possono esservi anche cause prettamente urologiche come infezioni delle vie urinarie, tumori vescicali, traumi uretrali ed altri interventi chirurgici.

Tutti questi fattori influiscono direttamente e indirettamente sia sulla statica pelvica, ovvero il rapporto degli organi pelvici e le strutture legamentose e tendinee di sostegno del pavimento pelvico, che sulla innervazione e sulla vascolarizzazione degli organi pelvici con disturbi funzionali delle basse vie urinarie.

Diagnosi

Il primo passo è rappresentato dalla raccolta di tutti i dati anamnestici della paziente (storia clinica), in particolare orientato a riconoscere i principali fattori di rischio per Los viluppo di un incontinenza.

Il ruolo centrale è rivestito, comunque, dall’esame obiettivo per verificare la presenza di un prolasso e definirne le caratteristiche.

Il prolasso può essere vescicale e prende il nome di cistocele, può essere del retto (rettocele), può essere intestinale (enterocele o ernia vaginale del Douglas o elitrocele).

Indispensabile richiedere un esame delle urine, un prelievo di sangue per la valutazione degli indici di funzione renale.

La compilazione del Diario Minzionale risulta di grande utilità. Si tratta di un’accurata raccolta della quantità e tipologia dei liquidi assunti (caffè, acqua, bevande gassate), i volumi delle minzioni, la sintomatologia eventualmente associata alla minzione (urgenza, bruciore, fastidio, sforzo), l’entità delle perdite di urina (lieve, moderata, abbondante) ed il numero di pannolini utilizzati.

A questi possono essere associati altre valutazioni come il “Pad test” (misura del peso del pannolino dopo 1 ora o dopo 24 ore, serve a stimare il volume di urina perso durante il periodo di tempo preso in considerazione) e il Q-tip test, che consiste nell’inserimento di un tampone nell’uretra femminile fino all’angolo uretrovescicale e che mira a valutare l’entità della mobilità del collo vescicale sotto sforzo con paziente in posizione litotomica (v.n. < 30°).

Agli esami clinici e laboratoristici possono essere aggiunti gli esami strumentali, in particolare l’urografia e l’uretrografia retrograda, l’ecografia dell’apparato urinario, con particolare attenzione al residuo postminzionale, la risonanza magnetica, l’endoscopia (cistoscopia).

L’esame principe in questo campo dell’urologia è rappresentato, certamente, dallo studio urodinamico che comprende una serie di test per valutare la funzionalità delle basse vie urinarie durante le due fasi della minzione: riempimento e svuotamento.

Trattamento

le armi teraeutiche sono rappresentate da:

1)     Trattamento fisioriabilitativo, la kinesiterapia, il biofeedback e l’elettrostimolazione funzionale.

2)     Trattamento farmacologico mediante farmaci che possono essere utilizzati da soli od in associazione, abbinandoli anche alla terapia riabilitativa e o chirurgica.

3)     Trattamento chirurgico, con diverse tecniche e procedure indicate a seconda delle caratteristiche dell’incontinenza e del tipo di paziente (trattamento persoanlizzato).